La maledetta fuga, la corsa della Ummah/The bloody escape, the Ummah race

Articolo scritto nel febbraio 2018
/Article written in Februar
2018
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L’arresto cautelativo del pensiero islamico è realtà: la rincorsa affannosa verso un alternativa, è stata manovrata efficacemente dell’ideologia del profitto capitalista
The precautionary arrest of Islamic thought is a reality: the frantic pursuit towards an alternative has been effectively maneuvered by the ideology of capitalist profit…

Troppe maledette parole sono state scritte, troppe.
Da questo incipit, personale reazione patonevrotica parossistica, nell’abbandono maledetto, mi trovo e per questo istante, a scansare con l’istinto ogni commiserazione possibile, ogni accenno vittimista. L’urlo atroce che non mi soffermo a spegnere nell’animo furioso che mi alimenta, è, per questo attimo maledetto, verso la Ummah, verso ogni buon mussulmano che vive in Terra e, non sarò a ripeterlo, non sarò a richiamarlo e nemmeno a domarlo ora. No!
Non lascio nemmeno spazi di ordine calligrafico a riguardo; mi dolgo, mi dolgo ma non mi pento! La estrema saggezza dell’Islam anticlericale mi da coraggio e forza. Non ti permettere, tu! Non farlo! Le mnemoniche litanie ora le accantono, i profetici messaggeri dai primi peli e senza barba mi stancano, le donnine appassionate che appaiono come elfi nel mondo virtuale e privilegiato mi offendono, quasi; la conquista del Paradiso va fatta in Terra: le approssimazioni, le trascendenze le aborro, ora.
Vivo! Io vivo e, lo faccio perché m’è stata fatta grazia divina; perché il mio piccolo fratello innocente non deve poterlo fare? Chi è quel dio piccolo e mortale che osa spezzare la vita? L’arresto cautelativo del pensiero islamico è realtà: la rincorsa affannosa verso un alternativa, è stata manovrata efficacemente dell’ideologia del profitto capitalista che conquista, affascina e sfolgora. Corri fratello Uomo, corri ma non scappare…
Se puoi. (Che Dio mi perdoni, tu possa perdonarmi e che Dio perdoni anche te, anche se ora non ne hai bisogno)


/Too many damn words were written, too many.
From this incipit, personal paroxysmal patonevrotic reaction, in cursed abandonment, I find myself and for this moment, to instigate with instinct every possible commiseration, every hint of victimization. The atrocious scream that I do not stop to put out in the furious soul that feeds me, is, for this cursed moment, towards the Ummah, towards every good Muslim who lives on Earth and, I will not repeat it, I will not recall it to tame it now. No!
I do not even leave spaces of calligraphic order in this regard; I grieve, I grieve but I do not regret! The extreme wisdom of anti-clerical Islam gives me courage and strength. Do not allow yourself, you! Do not do it! The mnemonic litanies now I put them aside, the prophetic messengers with the first hairs on face and without the beard tire me, the impassioned little women who appear as elves in the virtual and privileged world offend me almost; the conquest of Paradise must be done on Earth: approximations, transcendences, I abhor them, now.
I live! I live and I do it because divine grace has been done to me; why can not my innocent little brother be able to do it? Who is that small and mortal god who dares to break his life? The precautionary arrest of Islamic thought is a reality: the frantic pursuit of an alternative has been effectively manipulated by the ideology of capitalist profit which conquers, fascinates and fades. Run brother Man, run but do not run away…
If you can.
(May God forgive me, may you forgive me and, may God forgive you too, even if you do not need it yet)


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